1. Organizzazione dell’aula

L’organizzazione dello spazio fisico dell’aula è un fattore importante nella gestione del lavoro in classe. Se possibile, sarebbe una buona idea disporre i banchi in modo da lasciare un’area libera, in cui i bambini si possano spostare facilmente nel corso delle attività che richiedono movimenti o drammatizzazioni. È anche importante creare sulle pareti lo spazio per un tabellone su cui esporre i materiali di gioco e i lavori artistici, colorati e attraenti, dei bambini, organizzando così mostre in classe, regolarmente aggiornate. Ciò aiuta a creare nell’aula un ambiente “italiano” e fa capire ai bambini che il loro lavoro è importante e viene apprezzato. 

  1. Uso dell’italiano in classe

Dato che per la maggior parte dei bambini la classe è il luogo in cui ascoltano e parlano l’italiano, lo sviluppo del linguaggio da poter usare come principale mezzo di comunicazione durante le lezioni è un aspetto importante. L’insegnante dovrebbe incoraggiare sempre più gli allievi a usare l’italiano come linguaggio di classe per le richieste abituali, reagendo in modo positivo a ogni tentativo dell’alunno, anche se non del tutto corretto o incompleto.
L’uso della lingua madre può comunque svolgere un ruolo importante nel sostenere e facilitare l’apprendimento di una lingua straniera, specialmente nelle fasi iniziali, favorendo un passaggio graduale e spontaneo all’uso sempre più frequente della nuova lingua. È importante favorire e incoraggiare i bambini a sperimentare, anche sbagliando, piuttosto che inibire o suscitare la preoccupazione per l’errore, rispondendo positivamente ai loro sforzi e trasformando così l’errore in opportunità per apprendimenti ulteriori. In questo modo le abilità linguistiche vengono sviluppate in maniera naturale e cumulativa.

  1. Suggerimenti generali

Per creare un’atmosfera positiva di apprendimento è utile e opportuno:

  • preparare in anticipo le lezioni e il materiale occorrente, radunandolo in un apposito raccoglitore;
  • tenere aggiornato il piano di lavoro, la programmazione e le schede di valutazione;
  • stabilire alcune routine quotidiane (per esempio il saluto di inizio e fine lezione), dato che questo è rassicurante per i bambini, e li rende consapevoli di ciò che ci si aspetta da loro;
  • spiegare chiaramente ai bambini quello che stanno per fare e quello che dovranno riuscire a compiere, così da renderli partecipi della valutazione del risultato raggiunto;
  • richiedere una disponibilità all’ascolto attento e partecipe alla comunicazione;
  • discutere con i bambini le regole fondamentali per garantire una gestione serena e rispettosa del lavoro in classe;
    • variare la composizione dei gruppi di lavoro, in modo che bambini sempre diversi abbiano l’opportunità di lavorare insieme;
  • essere coerenti, fermi, amichevoli e giusti nelle richieste ai bambini;
  • commentare in maniera positiva il comportamento e il lavoro dei bambini quando è rispondente alle regole; in caso di richiamo, valutare e riprendere il loro atteggiamento, non la loro persona;
  • avere fiducia nelle capacità di apprendimento di ogni alunno: i bambini si dimostreranno all’altezza delle aspettative.
  1. Warm-up

All’inizio della lezione, l’insegnante predispone momenti di preparazione ed “esercizi di riscaldamento”: brevi conversazioni, immagini da riconoscere e interpretare, giochi di movimento e/o con le parole, filastrocche, canzoncine mimate, indovinelli…

Queste brevi attività:

  • coinvolgono l’intera classe;
  • richiamano l’attenzione dei bambini;
  • li aiutano a concentrarsi;
  • favoriscono la partecipazione e l’autostima;
  • richiamano l’argomento dell’Unità.

È bene, pertanto, che l’insegnante inserisca il warm-up nella quotidiana routine di insegnamento. Ecco una breve sequenza di interventi suggeriti. L’insegnante:

  • entra in classe e saluta in italiano; i bambini rispondono al saluto;
  • chiede che i bambini collaborino a predisporre l’aula per un breve gioco di riscaldamento: le indicazioni possono essere date inizialmente in lingua madre, passando progressivamente all’uso di brevi comandi in italiano, accompagnati da formule di cortesia (per esempio: Sposta la sedia, per favore);
  • introduce gli elementi di collegamento tra il gioco e il tema dell’Unità Didattica che intende presentare (qualche vocabolo o semplice struttura linguistica);
  • presenta le regole del gioco, in lingua madre, ma introducendo le parti note anche in italiano;
  • inizia il gioco, coinvolgendosi dapprima personalmente, poi lasciando che i bambini proseguano da soli;
  • verifica che le indicazioni date vengano rispettate e che la comunicazione avvenga in modo corretto.

Il primo paginone si collega a un gioco di movimento che coinvolge l’intera classe e predispone le condizioni favorevoli all’apprendimento e all’utilizzo delle forme e delle strutture linguistiche proposte. Nella prima fase di queste attività converrà che l’insegnante partecipi insieme agli alunni, dato che questo facilita la comprensione e aiuta inoltre i bambini a non sentirsi a disagio.
È importante che l’insegnante valuti lo sforzo e la partecipazione di ogni bambino e che non emetta giudizi, dato che lo scopo principale di queste attività è quello di aiutare gli allievi a interiorizzare e a ricordare la lingua.
I bambini cominciano a mettersi in relazione con la situazione proposta e ad avvicinarsi al suo significato; in tale fase possono anche ricorrere con maggiore libertà all’uso della lingua madre.

  1. Presentazione degli obiettivi

È importante che l’insegnante aiuti i bambini a rendersi conto delle motivazioni e degli obiettivi che sostengono il lavoro in classe.

Questa fase favorisce nell’alunno l’acquisizione di atteggiamenti utili verso:

  • l’apprendimento della lingua italiana e il contatto con il popolo che la parla e la sua cultura;
  • l’interesse verso l’apprendimento e la propria capacità di apprendere;
  • la collaborazione e il rispetto per gli altri in un contesto di apprendimento;
  • gli argomenti che vengono sviluppati nell’ambito generale del curricolo e che favoriscono la formazione di cittadini consapevoli, responsabili e tolleranti.

Presentazione orale

L’insegnante introduce a questo punto una breve conversazione, durante la quale utilizza (almeno in parte) il vocabolario relativo al nuovo argomento e le strutture grammaticali e/o sintattiche che si vogliono presentare.
Nel corso di livello preparatorio, la fase di presentazione orale non acquista una particolare rilevanza, a causa del livello minimo di competenza che gli alunni possiedono. È comunque importante che l’insegnante si proponga come mediatore-facilitatore nella conquista delle abilità richieste, in modo da favorire il graduale sviluppo delle competenze.

  1. Il gioco dei ruoli e drammatizzazione

L’insegnante, in questo momento dell’attività, offre ai bambini l’opportunitàdi sperimentare una conversazione in italiano, il più possibile semplice,ma anche il più possibile autentica. La conversazione deve esserecondotta con l’ausilio delle immagini, per garantirne la comprensione.
Bisogna che l’insegnante spieghi bene ai bambini, soprattutto all’inizio,che è normale che capiscano poco dei dialoghi e che questo non deve preoccuparli.
Le diverse fasi di realizzazione del role-play possono essere le seguenti:

  • chiedere ai bambini di raccontare quello che pensano venga detto nel dialogo, facendo riferimento alle immagini; individuare i termini nuovi, spiegarli indicando la relativa immagine sul libro, o con disegni, o mimando, limitando al minimo indispensabile l’uso della lingua madre;
  • far ascoltare il dialogo due/tre volte;
  • chiedere ai bambini se hanno riconosciuto termini o strutture che già conoscono;
  • far riascoltare il dialogo chiedendo agli alunni di ripeterlo in playback, articolando le parole senza pronunciarle: è un efficace esercizio per far prendere loro il giusto ritmo di pronuncia;
  • far ripetere il dialogo frase per frase, collettivamente;
  • far ripetere individualmente – con la tecnica delle “ripetizioni a catena” (drills) – i punti più importanti o impegnativi.

Lo scopo delle drills è quello di far memorizzare i termini e/o le strutture e di esercitare i bambini nella pronuncia e nella giusta intonazione.
Per l’apprendimento di nuove parole, l’insegnante, aiutandosi con oggetti, immagini o disegni, pronuncia il termine; i bambini lo ripetono prima in coro, poi individualmente, uno dopo l’altro, in modo sempre più rapido.

Uno strumento simile sono le “domande a catena”, molto utili per l’apprendimento delle strutture: l’insegnante avvia la catena rivolgendosi a un alunno, dicendo per esempio: “Ciao, Luca!” e incoraggiando l’alunno a salutare un compagno nello stesso modo.
Dopo una sufficiente esposizione all’ascolto e alla ripetizione, l’insegnante chiede ai bambini di drammatizzare le parti. Per fare questo, l’insegnante deve:

  • assegnare le parti, a turno, a tutti i bambini;
  • chiedere ai bambini di drammatizzare per almeno due o tre volte il dialogo, riservandosi le parti principali;
  • far mimare ai bambini gesti e movimenti, durante la drammatizzazione;
  • chiedere ai bambini di esercitarsi a coppie o a gruppetti per 5/10 minuti;
  • chiedere a qualche coppia o gruppetto di drammatizzare il dialogo davanti alla classe, aiutandoli, per le prime volte, indicando sul libro i personaggi che, a turno, devono parlare;
  • sorreggere la recitazione, rivestendo il ruolo del “suggeritore”.

Attraverso il momento del role-play i bambini familiarizzano in maniera naturale con alcuni degli aspetti della pronuncia dell’italiano, come l’intonazione, il ritmo e gli schemi di accentazione.